Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta un articolo, pubblicato su Terra di giovedì 12 agosto 2010, di Franco Ortolani, Ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di pianificazione e scienza del territorio presso l'Università di Napoli Federico II, come ogni anno al culmine dell'estate i versanti boschivi della Campania cominciano a essere interessati da vari incendi appiccati da speculatori e parassiti, in un periodo in cui il rischio idrogeologico diventa particolarmente preoccupante perché dopo il grande caldo vi saranno giorni caratterizzati dai primi violenti nubifragi di fine estate-inizio autunno;le elaborazioni dei dati pluviometrici eseguite dal professor Mazzarella, docente di climatologia presso l'università Federico II, hanno evidenziato che gli eventi piovosi con diverse decine di millimetri di pioggia in poche decine di minuti, nelle ultime decine di anni, si stanno verificando sempre più frequentemente. Si tratta di eventi con intensità mai misurata finora in intervalli di breve durata, come la pioggia caduta tra il 30 e il 31 luglio 2010;
è stato accertato, grazie alle ricerche multidisciplinari pluriennali svolte presso il dipartimento di pianificazione e scienza del territorio, che il comportamento dei versanti rispetto alle precipitazioni cambia drasticamente quando la copertura vegetale viene devastata dagli incendi. Questi, infatti, provocano la distruzione della vegetazione e la formazione di uno strato di cenere finissima che rende momentaneamente impermeabile la superficie del suolo in occasione di violente piogge. Ciò provoca, in concomitanza con eventi piovosi intensi, tipici di questo periodo di transizione climatica, lo scorrimento superficiale delle acque piovane e l'innesco di fenomeni erosivi che modificano le condizioni di stabilità;
l'incendio, inoltre, distruggendo le radici degli alberi, fa venire meno l'azione di ancoraggio del sistema pianta-suolo-roccia; tanto più è precario l'equilibrio preesistente (ad esempio, a monte delle aree abitate e delle vie di comunicazione dichiarate ad alto rischio idrogeologico dalle Autorità di bacino, lungo scarpate dove il suolo viene trattenuto proprio dagli apparati radicali) tanto più è grave la destabilizzazione conseguente all'incendio;
ciò può provocare, in concomitanza con eventi piovosi eccezionali e anche di breve durata, l'innesco di colate di detriti che possono interessare rovinosamente e catastroficamente le aree antropizzate e urbanizzate a valle, danneggiando persone, abitazioni, colture, infrastrutture;
l'acqua di ruscellamento, scorrendo su superfici molto inclinate, tende ad incanalarsi nelle depressioni vallive provocando erosione e trasporto di detriti vari, come tronchi d'albero. Esempi simili si sono verificati negli ultimi anni in Campania nel periodo compreso tra settembre e novembre nelle zone di Montoro Superiore, Montoro Inferiore, Positano, Napoli-Soccavo, Erchie;
il sistema antincendi e di protezione civile regionale della Campania e di altre regioni non è ancora ammodernato e preparato per limitare i danni degli incendi e per far fronte adeguatamente a questo rischio vagante, tipicamente connesso al cambiamento climatico;
le aree potenzialmente pericolose sono quelle ubicate a valle di un versante ripido ricoperto da vegetazione; il pericolo si concentra dove è più alto e boscoso il versante e nelle zone di sbocco di valloni, valloncelli e alvei-strada;
a giudizio del geologo, dopo gli incendi, sarebbe necessario delimitare su carte topografiche di dettaglio le aree percorse dal fuoco, al fine di individuare i bacini imbriferi interessati e conseguentemente le aree urbanizzate, a valle, che potrebbero essere coinvolte da eventuali colate detritiche. Di seguito, sarebbe opportuno predisporre un piano di protezione civile per le aree potenzialmente interessate dai flussi detritici, da attivare, in sinergia con la protezione civile regionale, in relazione all'andamento delle piogge. Queste andrebbero monitorate con uno strumento dedicato, in modo da attuare le idonee misure di difesa della popolazione;
ricerche innovative hanno evidenziato che le precipitazioni molto intense che hanno innescato le colate detritiche di Montoro Superiore e di Napoli-Soccavo hanno un andamento tipico che può consentire di allertare l'area urbanizzata con 10-20 minuti di anticipo rispetto all'eventuale arrivo di flussi fangoso-detritici: pochi minuti sufficienti a liberare le strade, preventivamente individuate, dalle persone che vi stiano transitando, attuando un piano localmente già messo a punto e verificato con esercitazioni pratiche; infine, si evidenzia che occorrerebbe anche adeguare la capacità di pronto ed efficace intervento antincendio, specialmente lungo i versanti boschivi incombenti su aree ad alto rischio idrogeologico. Una concreta ed efficace innovazione da introdurre, facilmente realizzabile e non molto costosa, è rappresentata dalla costruzione di una capillare rete di laghetti e vasche antincendio attrezzate adeguatamente e ubicate sugli altopiani in siti sicuri geomorfologicamente e alle quote idonee a consentire un rapido e veloce rifornimento idrico di acqua dolce sia ai mezzi antincendio a pala rotante che ai mezzi terrestri. Ad esempio, per garantire rapidi interventi antincendio in tutta la penisola amalfitano-sorrentina, zona ad elevato rischio idrogeologico ed ogni anno interessata da incendi, sarebbero sufficienti 4 laghetti: questi richiederebbero una spesa complessiva di circa appena 500 mila euro -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza e intendano approfondire le ricerche riportate in premessa; se intendano promuovere l'adozione di piani preventivi validi per tutte le zone a rischio, al fine di garantire la sicurezza pubblica e la tutela del paesaggio, tenendo in considerazione la pericolosa connessione tra le conseguenze del recente cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico che interessa molte aree della penisola.
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