domenica 30 settembre 2007

IL BLOG DI AVVISATORE





Finalmente online il blog di Avvisatore.it

I comunisti ungheresi espellono un dissidente: Prodi, perché non hai reagito?

del sen. Fosco Gioannini (RC-SE) ed altri



A questa interrogazione sono stati invitati a rispondere il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro degli affari esteri –

Premesso che:

il 12 marzo 2005, il Comitato centrale del Partito Comunista dei Lavoratori ungherese decise l'espulsione (per ragioni relative al dibattito interno al partito) di Attila Vajnai, ex vicepresidente del partito, e dei suoi sostenitori, e alcune settimane più tardi, il 2 aprile 2005, il Comitato centrale convocò il 21° Congresso del partito per il 4 giugno 2007, allo scopo di risolvere la crisi politica;

l'opposizione interna, capeggiata da Attila Vajnai, si appellò al Tribunale di Budapest, chiedendo l'invalidazione delle risoluzioni del Comitato centrale del Partito Comunista dei Lavoratori ungherese;

il Tribunale di Budapest invalidò le risoluzioni del Comitato centrale l'8 giugno 2005, riconfermando l'appartenenza di Vajnai e dei suoi sostenitori al partito e a tutti gli incarichi dirigenti ricoperti in precedenza e annullando così tutte le decisioni prese dal partito nel 21° Congresso;

il Presidium del Partito Comunista dei Lavoratori Ungherese ha espresso la propria opinione affermando che la sentenza è stata una sentenza politica, che non ha precedenti nella storia legale degli ultimi due decenni, affermando, inoltre, che essa rappresenta una risposta vendicativa al referendum promosso dal partito contro la privatizzazione degli ospedali, svoltosi nel 2004 con la partecipazione di circa due milioni di elettori che hanno votato contro la privatizzazione del sistema sanitario;

il Tribunale di Budapest ha richiesto al Presidium del partito di ritirare immediatamente la propria opinione e di dichiarare che la sentenza non aveva niente a che fare con la politica;

la leadership del partito ha rifiutato di farlo;

il Presidente del Tribunale di Budapest ha poi deciso di chiamare in giudizio l'intera dirigenza del partito, incriminando il Presidium per "diffamazione pubblica";

considerato che:

il Partito Comunista dei Lavoratori ungherese è convinto che questa sentenza violi la Costituzione ungherese, precisamente l'articolo 61 della Costituzione che concede a chiunque la libertà di esprimere la propria opinione;

il Presidente del Presidium Gyula Thurmer ed altri sei membri, secondo il Codice penale ungherese, potrebbero essere condannati ad un massimo di due anni di carcere,

si chiede di sapere:

se non si ritenga l'accusa di "diffamazione pubblica" rivolta al Partito Comunista dei Lavoratori ungherese un grave atto di violazione delle libertà e dei diritti civili e democratici in un Paese dell'Unione europea;

quali iniziative si intendano adottare nei confronti del Governo ungherese affinché vengano garantiti a tutti i cittadini i diritti civili e democratici internazionalmente riconosciuti.

Repressione in Birmania: Birmania, colloquio telefonico Prodi-Socrates

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi, ha avuto oggi una conversazione telefonica con il Primo Ministro portoghese Socrates, Presidente di turno dell’Unione europea, sulla situazione determinatasi in Myanmar.

La telefonata è stata dedicata alle misure da prendere all’indomani di una riunione a Bruxelles dei 27 Rappresentanti Permanenti presso la UE, convocata d’urgenza anche a seguito della iniziativa italiana, che ha esaminato il possibile inasprimento delle sanzioni nei confronti del Governo di Rangoon. I due Presidenti hanno anche discusso di una possibile missione della UE nell’area a sostegno di quella prevista dell’Inviato ONU Gambari.

Entrambi hanno condiviso l’opportunità di tenere mobilitata l’intera comunità internazionale per far cessare la violenza e far ripartire il dialogo. Il Presidente Prodi, in tale prospettiva, ha quindi inviato propri messaggi al Primo Ministro cinese Wen Jia Bao e al Primo Ministro indiano Singh per rappresentare la viva preoccupazione italiana e europea per l’evolversi della situazione, esortando i due Primi Ministri a continuare ad usare tutta la loro “autorevole influenza per convincere il Governo birmano a tornare a ragionare e a ricondurre il Paese a una condizione di umana dignità”.

Il Presidente Prodi ha chiesto al nostro Ambasciatore in Myanmar di tenerlo costantemente informato sugli sviluppi della situazione.

Fointe, Palazzo Chigi 28 Settembre 2007